Barriere digitali

Daniele Menon, bassanese, ha conseguito la laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l’Università di Padova e, successivamente, il dottorato in Ingegneria Elettronica e delle Telecomunicazioni presso la medesima università. Ha svolto attività di ricerca nel campo dell’elaborazione delle immagini digitali a Padova e presso il politecnico di Losanna (EPFL) in Svizzera. Attualmente lavora come consulente in ambito informatico.

Introduzione

digital bannerL’importanza delle nuove tecnologie nella vita quotidiana di tutti i cittadini, giovani o vecchi che siano, cresce di giorno in giorno. Un po’ alla volta la diffusione dei personal computer, di Internet e degli smart phones sta modificando le abitudini e le necessità non solo nell’informazione o nei rapporti sociali (si veda il fenomeno dei social network) ma anche nei rapporti con la pubblica amministrazione e nell’accesso ai servizi di pubblica utilità.
Inoltre la facilità di accesso ad Internet è diventato un prerequisito fondamentale per l’industria, a volte persino più importante delle infrastrutture fisiche. Il digitale rappresenta un cambio di prospettiva significativo anche per l’economia locale: un territorio in grado di fornire un buon livello di “collegamento digitale” è in grado di dimostrarsi appetibile per le imprese, altrimenti rischia invece di allontanarle.

Diventa quindi imperativo conoscere e saper gestire queste nuove tecnologie, in modo da interpretare e anticipare le richieste e le necessità del territorio, pena l’esclusione e l’impoverimento.

La sfida per le comunità e per i loro amministratori è pertanto di quelle non facili: padroneggiare e prevedere gli investimenti giusti nell’ambito di una tecnologia “giovane”, senza precedenti e tradizione consolidati alle spalle.

In questo articolo riprendiamo la definizione di digital divide e vediamo in quale maniera sia applicabile alla situazione italiana. Per afferrare meglio la questione e per individuare le strategie possibili per la riduzione di tale divario faremo un breve excursus sulle principali tecnologie digitali, elencandone caratteristiche, pregi e difetti. Infine accenneremo alle problematiche meno tecnologiche ma comunque fondamentali per la diffusione e la corretta gestione del nuovo mondo digitale.

Il digital divide

Per digital divide (in italiano divario digitale) si intende la disparità di condizioni tra chi è in grado di accedere ed utilizzare le tecnologie digitali e chi invece ne è parzialmente o totalmente impedito [1, 2]. Le ragioni di tale impedimento possono essere

  • Geografiche: l’utente vive o lavora in zone non provviste di infrastrutture informatiche adeguate
  • Economiche: l’utente non dispone delle risorse economiche necessarie per l’accesso all’informazione
  • Per assenza di adeguata istruzione informatica, vuoi per carenze del sistema scolastico o per ragioni anagrafiche
  • Culturali: l’accesso alle tecnologie viene ostacolato a particolari gruppi sociali oppure alle donne (come avviene in alcuni Paesi dove non è consentito loro di entrare negli Internet Point o di utilizzare i mezzi pubblici per raggiungerli)

Il digital divide rischia spesso di innescare un circolo vizioso perché l’esclusione dalla tecnologia è a sua volta causa di impoverimento (economico e culturale) e quindi amplia ulteriormente il solco e la diseguaglianza tra chi può permettersi i mezzi e chi invece resta a guardare. Questo discorso vale sia a livello mondiale, con i Paesi del Sud del mondo ad inseguire gli stati più avanzati, ma anche a livello locale, quando le zone più arretrate non riescono a garantire gli allacciamenti in fibra e le altre infrastrutture tecnologiche necessarie per rimanere al passo con le aree più industriali. Il problema si pone anche per le città di piccole o medie dimensioni, con meno risorse per inseguire le grandi città.

wef cover smallUn tipico esempio, valido anche per le nostre zone, è rappresentato dalla mancanza della diffusione della banda larga nei territori scarsamente popolati. Infatti per riuscire a garantire la cosiddetta banda larga (cioè il collegamento internet ad alta velocità) l’operatore telefonico (Telecom o chi per esso) si trova a dover sostenere elevati costi per la posatura delle fibre ottiche che costituiscono lo “scheletro” del sistema di comunicazione sul quale viaggiano le enormi moli di dati. Se la zona da coprire (cablare) non è sufficientemente abitata l’operatore non vede la convenienza economica e rinuncia all’operazione.

La conseguenza è che nel nostro Paese, secondo le stime del Ministero dello Sviluppo Economico, sono circa 2,8 milioni i cittadini, residenti in 3600 località sparse in tutta Italia, che non possono usufruire della banda larga [3]. E’ chiaro che, fino a quando 5 Italiani su 100 non avranno la possibilità di collegarsi e di sfruttare le nuove potenzialità del mondo digitale, tutto il Paese non è in grado di fare quel salto tecnologico già compiuto dalla maggior parte degli stati industrializzati e molto atteso per ritornare a crescere.

L’importanza e la gravità dei problemi connessi al digital divide ha richiesto di esplorare soluzioni idonee al suo abbattimento. Prima di affrontarle facciamo però un passo indietro per una panoramica a volo d’uccello sulle principali tecnologie di cui parleremo.

Le tecnologie

Vediamo adesso quali solo le tecnologie principali che ci hanno consentito il salto nel mondo digitale, soffermandoci sulla situazione attuale e sulle prospettive possibili. Con una scelta arbitraria escludiamo da questa panoramica la telefonia cellulare, non tanto perché non fondamentale ma per non incorrere nel rischio di accennarne poco e male, vista la vastità del tema.

ADSL

E’ l’acronimo di Asymmetric Digital Subscriber Line. A questa tecnologia spetta il merito di aver risolto uno dei principali problemi dell’evoluzione digitale, consentire all’utente di scambiare grandi volumi di dati da casa senza dover abbattere la propria abitazione. Grazie all’ADSL è stato brillantemente risolto il cosiddetto problema “dell’ultimo miglio”, ovvero come far arrivare il collegamento ad alta velocità dall’ultima centralina telefonica fino all’abitazione dell’utente. La tecnologia ADSL ha consentito di riutilizzare il vecchio doppino (il cavo utilizzato per le linee telefoniche), permettendo di espandere la capacità del doppino ben oltre le potenzialità per le quali era stato a suo tempo progettato. In questo modo il cittadino può avere a disposizione una connessione a banda larga senza dover sopportare elevati costi per la cablatura di abitazioni progettate prima dell’avvento del digitale, ma con il semplice costo di un filtro per separare il segnale telefonico dal traffico digitale.

Fibre Ottiche

FibreopticSe alla ADSL spetta il merito di aver risolto il problema dell’ultimo miglio, le fibre ottiche sono le protagoniste dell’infrastruttura per il trasporto delle elevate quantità di dati digitali. Con un paragone “idraulico”, doppini ed ADSL corrispondono ai tubi che portano l’acqua fino ai nostri rubinetti, ma che sarebbero inutili senza un acquedotto di elevata portata in grado di garantire volumi d’acqua per tutto il quartiere. Tornando alle telecomunicazioni, i grandi “tubi” che trasportano il segnale fino alle centraline periferiche da cui partono i doppini sono costituiti spesso da fasci di fibre ottiche, filamenti vetrosi all’interno dei quali viaggia il segnale digitale convertito sotto forma di luce. In questo modo è possibile trasportare elevati volumi di dati ad altissima velocità. Le fibre ottiche richiedono moderati costi di installazione, soprattutto per quanto riguarda la messa in posa sotterranea. Inoltre i lunghi tratti di fibre devono essere intervallati da rigeneratori del segnale ottico per evitare che venga attenuato e disperso oltremisura diventando inintelligibile. A differenza del doppino che è quasi “eterno” (le linee telefoniche delle prime case ad avere il telefono sono spesso ancora in buonissimo stato), le fibre ottiche dovranno essere sostituite dopo alcuni decenni di utilizzo.

WiMAX

WiMaxNon abbiamo ancora fatto a tempo ad abituarci alle potenzialità della connessione a banda larga (e le fibre ottiche sono ancora in evoluzione) e già un’altra rivoluzione è arrivata con le tecnologie wireless. Se il Wi-Fi ormai è ben noto a tutti, meno conosciuto è il WiMAX che non è il suo fratello maggiore come qualcuno crede, bensì ha potenzialità ben diverse. Infatti, in condizioni di visibilità (cioè quando l’apparato trasmittente e quello ricevente sono in contatto visivo), arriva a velocità di 70 Mbit/s ed inoltre consente di coprire lunghe distanze (anche se probabilmente non fino a 50 KM come sembrava in origine). Da queste caratteristiche è evidente quindi che il WiMAX non è un super-Wi-Fi, bensì una tecnologia ad essa complementare ed integrativa. Ad esempio può venire utilizzato per collegare i vari hotspot (i trasmettitori del Wi-Fi) in modo da ampliare le zone di diffusione della connessione wireless con costi molto più contenuti rispetto all’utilizzo di cablaggi fisici. Ma l’utilizzo più interessante del WiMAX riguarda senza dubbio la possibilità di raggiungere con l’alta velocità quei territori al momento scoperti, vuoi per caratteristiche geografiche oppure perché scarsamente popolati. Il WiMAX si propone quindi come uno degli strumenti più efficaci per combattere il digital divide.

Il WiMAX ha avuto un avvio alquanto travagliato in Italia dal momento che le frequenze utilizzate erano in origine riservate a scopi militari ed è stato necessario modificare le normative. L’asta per l’assegnazione delle frequenze si è conclusa nel 2008 ed i primi utilizzi sul territorio si sono avuti solo nel 2010. Una delle prime installazioni è stata in provincia di Padova [4]. Una mappa delle antenne WiMAX installate in Italia è disponibile su http://www.wimax-italia.it/mappa-copertura-wimax/.

In origine sul WiMAX si erano posate le aspettative di molti attivisti affinché potesse diventare un’alternativa free (o comunque con un ampio mercato) alle connessioni UMTS proposte dalle principali compagnie telefoniche. Per questo vi era la richiesta di lasciare alcune delle frequenze prive di licenza, in modo da consentirne l’utilizzo a chiunque. Questo movimento prese il nome di Deregulating Spectrum [5]. Non è stato così, perlomeno in Italia, e il bando delle licenze è stata occasione di forti critiche, anche per la lunga durata dell’assegnazione (10 anni)

Satellite

kasat  1Oltre al WiMAX un’altra opportunità per la copertura delle zone non raggiunte dalla fibra ottica può venire dall’uso delle comunicazioni satellitari. Nel 2010 è stato lanciato in orbita il satellite Ka-Sat di Eutelsat e grazie ad esso è ora possibile utilizzare il servizio Tooway2 che garantisce velocità di comunicazioni paragonabili a quelle dell’ADSL con il semplice utilizzo di una parabola per la ricezione e senza i costi proibitivi finora associati alla tecnologia satellitare [6, 7] Inoltre sembra che, a differenza delle precedenti versioni di comunicazione satellitare, si siano risolti i problemi relativi alle condizioni atmosferiche. Il servizio è già disponibile agli utenti anche in Italia. Se le prestazioni saranno quelle promesse e la latenza (il ritardo dovuto alla necessità di spedire il segnale fino al satellite, andata e ritorno) sarà contenuta, allora si farebbe un ulteriore passo in avanti, con la copertura di tutto il territorio, vallate e montagne comprese. Al momento la latenza dichiarata dal fornitore è pari a 0,6 secondi [8].

Antidoti digitali per l’Italia

Nel paragrafo precedente abbiamo visto come due principali soluzioni per contrastare il digital divide vengono dall’adozione di due nuove tecnologie come il WiMAX e le comunicazioni satellitari. Il WiMAX, come abbiamo visto, ha avuto un inizio travagliato soprattutto per motivi legislativi e necessita comunque di un’infrastruttura dalla quale far partire il segnale verso i ricevitori. Per quanto riguarda la telefonia satellitare il servizio Tooway2 è appena arrivato sul mercato e quindi è ancora presto per emettere un giudizio. Di sicuro dovrà far dimenticare i difetti del suo predecessore Tooway1 che ha deluso le attese ed ha alimentato le perplessità sull’uso di Internet attraverso il satellite.

digital-divide2013Nel frattempo Telecom aveva lanciato il suo progetto Anti Digital Divide già nel 2006. Esso prevede di dotare i comuni non raggiunti dalla fibra ottica con apparati tali da garantire una navigazione a 640 Kbit/s [9], comunque ben inferiore alla velocità della normale ADSL. La lista dei Comuni raggiunti in tale modalità è consultabile al link http://www.telecomitalia.it/assistenza/assistenza-tecnica/estensione-copertura-adsl.

Un ulteriore investimento per l’abbattimento del Digital Divide viene dal piano Internet Veloce stipulato nel 2013 dal Ministero dello Sviluppo Economico: esso prevede 900 milioni di investimenti per azzerare il digital divide in Italia entro il 2014 [3].

Non di sola tecnologia …

wef europeIl World Economic Forum (WEF) ha redatto un rapporto [10] per quantificare l’impatto delle tecnologie delle comunicazioni e dell’informazione, stilando anche una classifica dei Paesi più preparati. In questa classifica l’Italia si trova solamente al 48esimo posto su 142 economie prese in considerazione ed è preceduta da ben 25 stati europei.

La desolante posizione nelle retrovie non è causata solo dal livello dell’infrastruttura tecnologica (dove siamo in 43esima posizione secondo la classifica del WEF), ma soprattutto pesano gli scarsi risultati del sistema scolastico e dell’innovazione che non consentono all’economia del Paese di beneficiare dei potenziali impatti positivi derivanti dalle tecnologie dell’informazione.

Inoltre la situazione italiana, rispetto per esempio a quella di altri Paesi nelle retrovie di questa classifica, come Portogallo, Spagna e Grecia, è aggravata da altri due aspetti. Il primo è il cattivo funzionamento del contesto politico-normativo (siamo in 85esima posizione) che ostacola l’andamento complessivo dell’economia. Il secondo è l’enorme ritardo nello sfruttare le nuove tecnologie per sfruttare la competitività da parte degli organi governativi (addirittura in 113esima posizione in questa classifica!). Il report del WEF sottolinea chiaramente “che affrontare queste debolezze dovrebbe essere una priorità non solo per sfruttare l’uso delle tecnologie dell’informazione ma soprattutto per aumentare la competitività in modo più ampio” [10].

Riferimenti:

[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Digital_divide

[2] http://www.informagiovani-italia.com/digital_divide.htm

[3] Ministero dello Sviluppo Economico, Internet veloce: al via bandi per 900 mln per azzerare digital divide e banda ultralarga

[4] WiMAX Italia, Il WiMAX di Retelit si espande in Provincia di Padova

[5] http://www.lessig.org/2007/02/internet-policy-deregulating-s/

[6] http://www.informagiovani-italia.com/digital_divide_soluzioni_proposte.htm

[7] http://www.open-sky.it/tooway/tooway-e

[8] http://www.open-sky.it/tooway/tooway-faq

[9] Punto Informatico, Telecom, un progetto contro il digital divide

[10] World Economic Forum, The Global Information Technology Report 2012: Living in a Hyperconnected World